"E' nostra responsabilità collettiva e individuale preservare e prendersi cura dell'ambiente in cui tutti viviamo! " Dalai Lama -
"Una Società che non tutela il proprio ambiente dove vive e dove vivono i propri Figli è una società senza futuro". Orso Tibetano

sabato 20 agosto 2011

► Uomo-Orso. Una convivenza possibile

L'Orso nelle nostre Montagne
Tratti dalle Riviste del C.A.I. "La Rivista" e "Lo Scarpone" pubblico una serie di riflessioni, considerazioni e notizie sulla popolazione di Orsi che vivono nal Parco dell'Adamello-Brenta in Trentino Alto Adige...

A cura del CAI Ambiente e della Commissione Centrale Tutela e Ambiente.
Testi di Claudio Groff, Servizio Foreste e Fauna, ufficio faunistico Provincia Autonoma di TRENTO.

A che punto siamo (questo due anni fa)
Lo status della piccola popolazione di orso presente in Trentino e nelle regioni limitrofe, con tutti i dati ad esso connessi, è disponibile in rete consultando il “Rapporto orso 2008” (www.orso.provincia.tn.it). Ad esso si rimanda per ogni informazione aggiornata relativamente anche alle attività di gestione in corso e condotte sinora.

Perché e come viene gestita la popolazione di Orso presente in Tentino e nelle regioni adiacenti
Gestire una popolazione di orso, seppur piccola come quella presente attualmente in Trentino, non è questione da poco, considerati i risvolti sociali, culturali, emozionali, ancor più che biologici od economici, che il confronto quotidiano con questo animale implica.
La Provincia Autonoma di Trento ha pertanto adeguato ed aggiornato la propria organizzazione interna, a partire dal 2002, affidando al proprio Servizio Foreste e Fauna (Ufficio faunistico) il coordinamento delle varie attività.
Oltre al personale dell’Ufficio Faunistico, cui spetta il coordinamento, è stato formato ed opportunamente attrezzato un gruppo di operatori appartenenti al Corpo Forestale Provinciale che cura la prevenzione e l’indennizzo dei danni causati dal plantigrado, nonché la gestione delle situazioni di emergenza che eventualmente dovessero verificarsi (es. orso vicino ai centri abitati, oppure orso investito, necessità di effettuare una cattura ecc…). La squadra di emergenza è reperibile 24 ore su 24, dal 1 marzo al 30 novembre di ogni anno, ed è costituita da due operatori, un veterinario, se necessario, ed il coordinatore che nella maggior parte dei casi può fornire le opportune indicazioni anche rimanendo in sede. Essa interviene qualora allertata ad un numero telefonico unico (335-7705966), collegato pure a quello della Protezione Civile. In alcuni casi la squadra interviene direttamente sull’animale ad es. colpendolo con proiettili di gomma nel tentativo di realizzare una dissuasione nei suoi confronti, in altri casi si limita ad un presidio delle aree interessate dalla presenza dell’orso. E’ prevista anche la possibilità, nei casi limite, che l’animale venga catturato per essere rimosso o abbattuto. Ciò eventualmente nel rispetto di un apposito protocollo emergenze approvato anche dal Ministero dell’Ambiente e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
Strategica importanza rivestono anche i settori del monitoraggio, soprattutto quello genetico, condotto ormai da sei anni sia in maniera sistematica (attraverso delle c.d. trappole per peli) che opportunistica, della comunicazione per la quale è stata avviata la campagna di informazione “Conosci l’orso bruno” che si articola in numerose iniziative (si veda il sito www.orso.provincia.tn.it) , nonché del raccordo con le altre Regioni e gli altri Stati dell’Arco alpino. A questo ultimo proposito è stato recentemente adottato il Piano d’azione interregionale per la gestione dell’orso sull’arco alpino italiano (PACOBACE), patrocinato dal Ministero dell’Ambiente, realizzato con il coordinamento della Provincia Autonoma di Trento e il supporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale. Si tratta di un piano prettamente operativo e, per la prima volta in Italia, redatto direttamente da chi sarà poi chiamato ad applicarlo.


Le principali politiche di gestione
. Si vuole mantenere l’orso sulle Alpi perché fa parte della nostra storia, della nostra cultura e dell’ambiente alpino, come i caprioli, le stelle alpine, le guglie delle Dolomiti.

. Ma anche dal punto di vista ecologico la presenza dell’orso ha un valore straordinario. Considerato dagli esperti come una specie “bandiera” od una specie “ombrello” esso costituisce nel prezioso e delicato ecosistema alpino una sorta di marchio di qualità su di prodotto (le Alpi, appunto), che anche grazie alla sua presenza possono considerarsi di “classe A” o di “1° classe”.
Riuscire a conservare una forma di vita per certi aspetti tanto delicata, significa infatti garantire anche quella di molte altre specie che, sebbene solitamente meno esigenti in termini di qualità ambientale, contribuiscono a comporre lo stupendo quadro rappresentato dall’ecosistema alpino, uno tra i più ricchi e complessi dell’emisfero boreale.

. L’orso ha un futuro sulle Alpi solo al fianco dell’uomo, perciò non ha e mai potrà avere libertà di azione incondizionata; ci sono al contrario dei limiti  superati i quali (Jurka e JJ3 lo stanno a dimostrare) si può intervenire limitando eventuali animali giudicati e classificati “pericolosi”, nel rispetto della normativa europea, nazionale e provinciale. A questo proposito, per quanto riguarda la pericolosità dell’orso la Provincia Autonoma di Trento non ha mai sostenuto che l’orso è un animale non pericoloso tout court. Su ogni documentazione prodotta dall’Amministrazione, da anni, è infatti riportata e descritta la limitata potenziale pericolosità del plantigrado, nonché le poche semplici regole da osservare per ridurre drasticamente i rischi connessi a tale già improbabile evenienza.

. Non sono previste limitazioni alle attività dell’uomo in montagna in funzione dell’orso (es. caccia, zootecnica, utilizzo delle foreste, funghi, escursionismo ecc).

. Il coordinamento della gestione è in capo all’Ente pubblico; le organizzazioni non governative (come le associazioni ambientaliste e le associazioni cacciatori) pur potendo dare il loro importante apporto non sono coinvolte a livello decisionale e di responsabilità (al contrario ad es. della fallimentare esperienza austriaca).

. L’orso non è un capriccio della Provincia Autonoma di Trento; l’Unione Europea e lo Stato Italiano chiedono che laddove siano ancora presenti popolazioni di orso gli enti incaricati della loro gestione agiscano al fine della loro conservazione e facciano quanto possibile per aumentarne le popolazioni. Come noi e per lo stesso fine si sta lavorando in Francia, Spagna, Austria, Abruzzo eccetera.

. La qualità del lavoro svolto dalla  PAT è riconosciuta a livello nazionale ed internazionale (recenti incontri con Francia, Baviera, Austria e Svizzera); l’esperienza trentina è osservata con attenzione, un motivo in più per lavorare al meglio delle nostre possibilità.

. Il Parco Naturale Adamello Brenta (PNAB) ha un importante ruolo di supporto nelle attività di gestione dell’orso, quale ente funzionale della Provincia, soprattutto nella comunicazione e nel monitoraggio (senza dimenticare l’importante ruolo storico quale promotore e capofila del progetto Life Ursus, senza il quale non si starebbe oggi a parlare di orsi).

. La presenza dell’orso deve diventare un po’ per volta (lo è già in parte) normale, come quella di tutte le altre specie animali che abitano le foreste (es. nessuna alimentazione artificiale, dall’inizio del progetto nel 1999); gli avvistamenti faranno sempre meno notizia, la gestione sarà per quanto possibile ordinaria; il controllo radiotelemetrico è previsto solo per i rari animali problematici o, al limite, per motivi di studio.

Alla luce di tutti questi elementi considerare “inquietante” la presenza del plantigrado sulle nostre montagne è francamente fuori luogo ed infondato. Di inquietante in montagna c’è ben altro e non ha a che fare con la natura alpina, di cui l’orso rappresenta una delle massime espressioni…

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