I grandi Predatori delle nostre Montagne |
A cura del CCTAM - Testi di Claudio Groff - Referente per la gestine dell' Orso nella Provincia Autonoma di Trento. La Rivista 3/2011
Fra le innumerevoli (e spesso contradditorie se non false) notizie riguardanti l’orso riportate da quotidiani, radio e tv pensiamo sia importante riferirsi ai dati ufficiali dell’Ente preposto per legge a gestire la fauna selvatica e quindi anche l’orso bruno: il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento. Ecco dunque di seguito i principali dati del Rapporto orso 2010 (www.orso.provincia.tn.it) recentemente pubblicato.
Fra le innumerevoli (e spesso contradditorie se non false) notizie riguardanti l’orso riportate da quotidiani, radio e tv pensiamo sia importante riferirsi ai dati ufficiali dell’Ente preposto per legge a gestire la fauna selvatica e quindi anche l’orso bruno: il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento. Ecco dunque di seguito i principali dati del Rapporto orso 2010 (www.orso.provincia.tn.it) recentemente pubblicato.
Il monitoraggio genetico ha accertato nel 2010 un numero minimo di 27 esemplari (27-31 la stima a fine anno), con almeno 3 cucciolate (6 piccoli). Le cucciolate accertate in 9 anni (2002-2010) sono state quindi 21; 44 i piccoli identificati, di cui 22 maschi e 22 femmine.
I tassi di sopravvivenza annua registrati sinora sono pari al: 73,7% (per i cuccioli), 90,9% (per i giovani), 89,7% (per gli adulti).
La struttura della popolazione registra 16 adulti (59% del totale), 6 giovani (22%) e 5 cuccioli (19%).
Tre nuovi soggetti sono considerati “mancanti” nel 2010, uno è stato rinvenuto morto, mentre un altro ha abbandonato la provincia spostandosi verso la Slovenia meridionale, percorrendo 320 km in linea d’aria, il più lungo spostamento mai documentato per un orso sulle Alpi. Com’è noto quest’orso è stato poi abbattuto l’11 marzo 2011 durante una regolare attività di caccia a seguito dei comportamenti anomali osservati, dovuti al radiocollare nel frattempo divenuto troppo stretto (strumentazione applicata in Primiero nella primavera del 2009).
Per quanto riguarda l’utilizzo del territorio il gruppo di Brenta e l’adiacente gruppo della Paganella e del Gazza si confermano, assieme alle Giudicarie, le aree maggiormente frequentate dai plantigradi. Le femmine sono rimaste in un’area relativamente limitata (1450 kmq) interamente ricompresa nel Trentino occidentale, mentre il territorio frequentato dai maschi considerando gli spostamenti dispersivi dei giovani supera i 15.000 kmq.
Per quanto riguarda i danni si è registrato un consistente aumento (più che raddoppiati) rispetto al 2009 (237 casi e 118.000 euro liquidati).
Il considerevole aumento del numero dei danni rispetto all’anno precedente è da ricondurre ad un insieme di fattori tra i quali:
>> il naturale incremento numerico della popolazione degli orsi;
>> la naturale fluttuazione delle disponibilità alimentari naturali che, negli anni in cui queste scarseggiano (come è successo nel 2010), spingono gli orsi a utilizzare con più frequenza fonti alimentari derivanti dalle attività umane;
>> il comportamento particolare di determinati soggetti che risultano più dannosi;
>> la presenza di soggetti giovani in dispersione che nel periodo primaverile hanno frequentato delle aree (es. Vallagarina) dove i patrimoni, in particolare quelli apistici, non erano del tutto protetti causando numerosi danni;
>> la particolare situazione creatasi nello scorso periodo invernale con dei soggetti che non hanno effettuato il letargo causando, per la prima volta negli ultimi 10 anni, una serie di danni a carico di patrimoni apistici in Val di Non e in Val di Daone anche nei mesi di gennaio e febbraio.
Resta il fatto che se dal punto di vista emotivo un danno subito dall’orso può certamente essere vissuto in modo diverso da quello provocato da altre specie, quali gli ungulati, queste ultime provocano danni per importi assai maggiori (circa 350.000 euro nel 2010).
Per quanto riguarda la gestione delle situazioni problematiche invece nel 2010 non vi sono stati particolari problemi e solo due volte si è reso necessario un intervento diretto della squadra di emergenza sull’orso.
L’unico esemplare che ha manifestato comportamenti problematici è stata l’orsa DJ3, da tempo monitorata in modo intensivo e che è stata ricatturata dal Servizio Foreste e Fauna il 22 ottobre 2010 per la sostituzione del radiocollare.
In definitiva una situazione ancora molto dinamica, caratterizzata da un ulteriore lieve aumento della popolazione, da un’accettazione sociale che pare in netto calo (a breve saranno disponibili i dati dell’ultimo sondaggio effettuato), ma da situazione problematiche in definitiva assai contenute.
Non vi è dunque stata alcuna “perdita di controllo” come è stato insinuato da qualche parte; al contrario la gestione della specie continua sulla base dei criteri tecnici posti a fondamento della stessa ormai quasi 10 anni fa, ma anche delle modifiche migliorative degli stessi, recentemente apportate, in modo per esempio da rendere l’indennizzo e la prevenzione dei danni ancora più efficaci ed aderenti alle attese delle categorie più esposte.
L’informazione capillare, le buone pratiche, gli interventi di dissuasione e, quale ultima ratio, la rimozione degli animali più problematici, sono in estrema sintesi gli strumenti che rendono e renderanno possibile la convivenza tra l’uomo e l’orso nell’ecosistema alpino.
Per quanto riguarda la Lince anche nel 2010 è stata confermata la presenza del maschio di provenienza svizzera, denominato B132, il quale ha mantenuto il proprio home range (spazio vitale) nel gruppo del Brenta. L’animale è stato catturato dal gruppo Servizio Foreste e Fauna e munito di un nuovo radiocollare il 10/02/2010. L’home range occupato dal 13 febbraio al 31 dicembre 2010, calcolato col metodo del minimo poligono convesso (MPC), è stato pari a 327 kmq.
Nel corso del 2010 è continuato anche il monitoraggio delle predazioni effettuate dalla lince. I resti delle prede attribuibili con certezza al felide rilevati nel corso dell’anno sono stati 12 (capriolo in 10 casi, cervo e muflone un caso ciascuno).
Per quanto riguarda il Lupo è stata accertata la presenza di un giovane maschio di origine italiana le cui tracce (anche biologiche) sono state rinvenute nel Brenta il 13 aprile 2010. Il Lupo (“M24”, come già catalogato nel 2009 in svizzera), ha poi frequentato la provincia di Bolzano nell’ultima parte della stagione.
La presenza di un lupo, in vita, in provincia, è stata dunque accertata per la prima volta nel 2010, dopo oltre 150 anni dalla sua scomparsa e segue di un paio d’anni il rinvenimento delle spoglie del lupo della Val di Fiemme, la cui provenienza, sempre determinata geneticamente, era invece dinarico-balcanica. Il fenomeno di naturale espansione del lupo dalle Alpi occidentali ha portato negli ultimissimi anni a registrare la presenza di singoli esemplari oltre che in Trentino ed in Alto Adige anche nella vicina Lombardia, in Austria e in Baviera.
Nel 2010 nell’arco alpino centro-orientale (ed in particolare in Austria) è stato infine possibile documentare geneticamente la presenza di almeno sei individui, provenienti da tutte e tre le “popolazioni fonte” (italiana nelle Alpi occidentali, dinarico-balcanica in Slovenia/Croazia e carpatica-baltica in Slovacchia/Polonia).
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